Un viaggio pieno di motivazioni, una voglia matta di viaggiare sulla lamiera più blasonata degli ultimi due secoli e in ultimo ma non per ultimo, le persone con cui condividere il viaggio che hanno reso unica quest’esperienza.

Posso dedicare questa avventura allo Zio Gianca, veterano vespista, che a sessant’anni suonati curva e cambia le marcie come un quindicenne. 

Allora partiamo col dire che sono stati 829,31 km leggeri come il vento, Oleggio-La Spezia è stata la prima tappa, 

piena di sorrisi regalati da automobilisti, motociclisti e passanti. Tra i tanti bei ricordi, mi viene in mente quando un “Motociclista” ci supera e si ferma alla fine della strada, ci fa segno di accostare e dice ” Dovevo fotografarvi, sono un vespista anche io” allora è li che le nostre belle si mettono in posa, in ordine: 50 special 3 marce del 73, 50 special 3 marce del 71, 50 special 4 marce del 76 e un 150 sprint del 68. 

È stato davvero un bel momento. 

Arriviamo a la spezia  nel tardo pomeriggio, ce la siamo presa con calma, piccolo giro per visitare qualche angolo del borgo che ci ospitava, cena e nanna.

Ci svegliamo al mattino presto intorno alle 7 in testa un unico obbiettivo, Pontedera e il suo colosso: la Piaggio.

Ma prima una sosta a porto Venere, un tuffo dagli scogli e si parte verso la bella toscana. Siamo talmente eccitati ed emozionati per quello che ci aspettava che ci siamo dimenticati di pranzare a mezzogiorno, tranquilli, le birre le abbiamo bevute lo stesso!!

Arriviamo dunque al museo ma…… Per questo scrivo un articolo a parte.

Dopo il pomeriggio al museo, ci incontriamo con amici, fidanzate e mogli che ci hanno raggiunto in Toscana e passiamo una serata con loro tra fiorentine, Picci e Europei.

L’indomani mattina ci dirigiamo verso il lido di Camaiore, una mezza giornata al mare e poi via verso Chiavari.

Ultima sera, esperienza in campeggio e direi che tra schiamazzi notturni e scomodi materassi rimane sempre un esperienza unica.

Ci risvegliamo più in forma che mai, dritti verso casa, passando dall’emozionante passo del bracco, qualche curva sul passo della Scoffera per poi rilassarci sulla collina dei sasselli nel Monferrato. 

Facciamo dunque ritorno a casa, ultima birra di rito al circolino, con in tasca 829.31 km, un sorriso a trentadue denti e tanta soddisfazione e felicità. Soddisfatti per avere raggiunto un obbiettivo che di questi tempi si è un po’ perso di vista, condividere, conoscere supportarsi e sopportarsi. Felici perché ci siamo scelti, perché i compagni di viaggio fanno il 99,9% del viaggio e noi abbiamo vissuto 4 giorni intensi in completa sincronia, come le nostre vespe del resto che non hanno mai singhiozzato una volta! 

Ci sediamo al tavolo e cominciamo a discutere del prossimo viaggio con la stessa carica e voglia mostrata alla partenza. 

MUSEO DELLA PIAGGIO

Passiamo l’Arno percorriamo una lunga frazione, al termine voltiamo a destra poi subito a sinistra e inizia una fabbrica lunga 2.4 km un colosso un mito chiamato PIAGGIO.

Ammiriamo increduli lo spettacolo, la mamma che ha sfornato le nostre vespe è li alla nostra sinistra. Proseguiamo fini ad arrivare al cancello del museo, neanche il tempo di mettere giù i piedi e la sbarra si alza, ci sentiamo dei privilegiati. Un SIGNORE sulla settantina con sigaretta in bocca ci dà il benvenuto e ci fa parcheggiare davanti al museo mostrandoci un ospitalità mai vista.

Sergio è il nome della persona che ci ha accolto, raccontato e fatto rivivere un pezzo di storia. Credo che non finiremo mai di dirgli grazie per i suoi racconti, lui un pezzo fondamentale della fabbrica, tanto fondamentale da avere le chiavi di un marchio che ha dominato nel mercato per mezzo secolo. Tutto quello che ci ha raccontato, le emozioni che ci ha fatto vivere è per persone che credono veramente nel mito e lui ha visto questa devozione in noi e si è aperto come se ci conoscessimo da una vita. Se il nostro ricordo è così prezioso lo dobbiamo a te Sergio, non dimenticheremo mai le tue parole.

Intanto proseguiamo con il giro per il museo, guardiamo con la bava alla bocca i modelli esclusivi del marchio Vespe che hanno fatto la storia, vespe che hanno fatto il giro completo del mondo, vi dico solo che Bettinelli ne ha dovute lasciare due al museo per dare l’idea di quanti km ha fatto. 

Ammiriamo oltre le vespe, gli storici modelli della piaggio quali ape car, ciao, i marchi acquistati in seguito come Gilera, Moto Guzzi e Aprilia.

Concludiamo il giro passando dalla parete dove ogni gruppo appiccica il suo logo, e non ci perdiamo l’occasione di farlo anche noi.

Usciamo ci fermiamo davanti al cancello storico e per una mezz’ora ammiriamo senza parlare.

Siamo entrati nel mito, ora ne facciamo parte, abbiamo messo la nostra firma sulla parete. Ci sentiamo bene, ci sentiamo unici. Ora meritiamo davvero di portare quel nome sul gillet di jeans.